giovedì 9 gennaio 2014

Gabbia di matti

Sarà che cinque, sei, sette anni di crisi farebbero andar fuori di melone chiunque, sarà che la presidenza della Commissione europea da' alla testa, sarà che oggi, come ieri, come domani il tempo è splendido e tutto 'sto sole non può fare bene, mi sono resa conto che sono circondata da persone quantomeno singolari. Oddio, il sospetto l'avevo sempre avuto, però adesso, dopo un anno e mezzo di vita ateniese, è arrivata la conferma chiara come più chiara non si può: i greci sono fuori.

Tanto per cominciare, vivo in un condominio di pazzi. Cominciamo dal piano terreno. La più sana è Demetra, l'amministratrice, che parla con gli animali. Beh, nemmeno Susana è tanto male, ma la vedo soltanto quando esce di corsa per andare al lavoro e mi grida un "Faccio tardi". In greco, ovviamente. 

Al primo piano vive un arrapato con predilezione per fidanzate che gridano: a settembre avevo degli amici ospiti e non riuscivano a credere che quelle grida aberranti fossero sinonimo di un coito. Faceva ancora molto caldo, e le finestre erano tutte spalancate, così le urla (fino a tre-quattro volte al giorno e un paio di notte, sembrava un romanzo di García Márquez) rimbalzavano contro l'edificio dirimpetto e ci giungevano belle amplificate. Demetra dice che la libido greca non conosce crisi. Poi c'è Lia, una ragazza pallida che lavora come traduttrice a cottimo per una televisione locale (ma quale?) e la sua dirimpettaia, altissima e perennemente vestita di nero, come il suo status di redattrice moda implica. 

Sopra di loro vivono due cugine, una delle quali si sta preparando per Saranno Famosi edizione ellenica: ciò implica che sta sempre cantando o ballando. In alternativa suona il piano. Canta quando torna a casa la notte, tipo alle undici e mezza-dodici, così, per scaldarsi l'ugola. Sembra una via di mezzo tra Celine Dion e una vittima di Jack lo Squartatore. Dopo un paio d'ore di canto inizia a ballare il tip-tap, ma questo non lo sento perché mi sono già addormentata. Lia, invece, ci diventa scema con la vicina a furia di tip tap. Di fianco a loro è venuto ad abitare un ragazzo che sembra un cherubino: è educato e ascolta jazz, ma ha un difetto: gli fa schifo il mio motorino e la sua sella sbregata. Una mattina esco come il vento, in ritardo e con mille cose da fare e me lo incontro tutto elegante, cappottino e riccioli tono su tono. Mi ha detto, prima in greco e poi in inglese, che io non avevo capito un tubo, che con venti euro posso rifoderarla e circolare in modo degno. Ovviamente non l'ho fatto, e il mio motorino fa più schifo di prima, tutto pieno di peli di gatto randagio, ma sostengo che sia una specie di antifurto naturale: se fosse stato "degno" me l'avrebbero già rubato e invece è ancora lì, in mezzo alla strada. 

Mi sono scordata dello scantinato, perché lì vive Pavlos, l'altro amministratore di condominio, che è rosso di capelli e fabbrica gioielli. 

E poi ci siamo noi: il russo e la "ma davvero sei italiana?". Una bella gabbia di matti, non credete?

Questa splendida foto è di Daniel Mordzinski.