sabato 2 febbraio 2013

Ascensione al Monte Ventoso

Oggi c'era il sole e faceva caldo, così siamo andati in gita sulla collina del Licabetto, che vediamo dalla nostra terrazza ogni giorno e che ci aveva fatto venire un po' di voglia di escursionismo.

Questa collina, alta 272 m., è calcarea e risale al periodo Cretaceo, quindi vide i dinosauri e il loro estinguersi, e oggi si deve accontentare di noi, così è la vita. Il suo nome in greco significa "la collina dei lupi" e possiamo immaginarci che, nel bosco di pini marittimi che ne circonda le pendici, potessero trovare riparo questi animali. Secondo la mitologia fu creata dalla dea Atena che, trasportando una montagna qui e là, la lasciò improvvisamente cadere perché si rese conto che aveva cose più importanti a cui pensare. Com'è, come non è, il Licabetto è oggi il punto più alto di Atene, dal quale si può godere di una vista meravigliosa. Andiamo?

La collina del Licabetto.

Le allusioni al buon Petrarca si fermano al titolo giacché lui aveva le sue belle colpe da espiare e l'ascensione se l'è fatta a piedi. Noi, invece, abbiamo preso la teleferica. Che, diversamente dalla funicolare di Como, passa dentro un tunnel e non vedi niente. O meglio, vedi i tubi al neon che lo sponsor ha gentilmente fornito per alleviare i cinque minuti di viaggio.

Il tunnel psichedelico della funicolare di Atene.


Giunti sulla cima... che meraviglia! Tutta la città ai nostri piedi, bianca e luminosa.

Da Atene al cielo e al mare.

Da lassù potevamo vedere tutto: l'Acropoli con il Partenone, per esempio. La rocca, alta 156 metri, larga 140 e lunga quasi 280, dal Licabetto sembrava la tana di una talpa.

La collina dell'Acropoli con il Partenone.

I Giardini Nazionali, costruiti nel 1840 da un giardiniere francese in onore della regina Amalia, moglie di Ottone I, la quale pensò bene di portare 15000 (!) piante dall'Italia per abbellirli.

I Giardini Nazionali

E persino il nostro quartiere, dietro il meraviglioso stadio Panathinaikòs, chiamato in greco Kallimàrmaro, cioè "bellissimo marmo", sede dei primi giochi olimpici dell'era moderna nel 1896. 

Lo stadio Kallimàrmaro e casa nostra (da qualche parte).

Sulla cima della collina del Licabetto c'è una chiesa dedicata a San Giorgio, bianca fuori e decoratissima di affreschi in colorato stile ortodosso dentro. Oggi una coppia di anziani stava facendo le pulizie, sbattendo i tappeti e cambiando l'aria.

La chiesa di Agios Giorgios e l'ulivo di Atena.

Dall'alto si vede anche un bar-ristorante per prendersi una pausa con una vista strepitosa.


Un gin tonic?

E un teatro con capacità per 3000 persone, costruito nel 1965 approfittando di una cava preesistente,  utilizzato per rappresentazioni teatrali e concerti estivi.

Il teatro del Licabetto.

Dopo un bagno di sole, di luce e di bianco, abbiamo ridisceso le pendici del Licabetto (questa volta a piedi) verso la città che, incurante di lupi, di dee e di romantici fantasmi del passato, si stendeva pigra e bellissima ai venti gradi di questo sabato 2 febbraio.


Panoramica di Atene vista dal Licabetto.

venerdì 1 febbraio 2013

Pittakis: dove la luce è di casa

Era da tempo che stavo cercando la via Pittakis, una viuzza che taglia Ermou, grande arteria ateniese. Dal 12 gennaio, per la precisione, giorno in cui era stato pubblicato un post su zingarate.com, uno dei miei riferimenti ateniesi. La cercavo, ma non la trovavo, come la Titina. E non la trovavo perché la cercavo troppo "in alto", vicino a Sintagma, dove la strada pedonale si potrebbe confondere con Vittorio Emanuele: negozi come Zara, Bershka, Promod, H&M, Stradivarius si alternano a referenti sartoriali locali dal nome tanto italiano quanto sospetto di Berto Lucci, o con una piccola chiesa ortodossa, più o meno dove noi abbiamo San Babila.

L'altro ieri sera, però, camminando verso il nuovo quartiere notturno di Gazi alla ricerca della Filmoteca nazionale (esperienza che merita un altro post), ci siamo addentrati nel cuore oscuro di Ermou: ciò che, pochi metri prima, era una passeggiata pedonale tutta brilli e sfavilli era sparita. Al suo posto c'era una strada scura, dove le poche automobili procedevano a una velocità vertiginosa e dove gli unici negozi erano dei grandi mobilifici polverosi, dove sedie impagliate dai colori brillanti erano impietosamente impilate in vetrine opache, e dove ogni ottuagenario avrebbe potuto ritrovarsi come in casa propria, a giudicare dallo stile dei mobili esposti.

E lì, sulla destra, una piccola via di luce: Pittakis.

Pittakis piena di luce

Come potete vedere, la ragione per la quale la stavo cercando era BEFORELIGHT, l'iniziativa di un gruppo artistico locale che, visto che i pochi lampioni erano saltati e avevano lasciato la via al buio, hanno chiesto ai vicini lampadari e lampade per farsi l'illuminazione da sé.


Particolari dei lampadari di Pittakis

Ma non si sono limitati ad illuminarla... l'hanno decorata con gli onnipresenti graffiti, alcuni già noti...


La Bella Addormentata ad Atene

...altri a tema domestico...

Il salotto di Pittakis

Una bestia in cucina

Altro salotto... un po' occupato

E infine altri, che ci ricordano che la bellezza del corpo nudo non l'hanno inventata i Greci, ma che senza di loro persino Crepax sarebbe stato tutta un'altra cosa...


Valentina ad Atene

Atene è un grande città e, come tutte le grandi città, nasconde piccole meraviglie. Una di queste è la via Pittakis, dove la gente si è ripresa la luce che la crisi e il degrado urbano avevano spento.